July 23, 2007 - 06:36 PM
I EPISODIO
Una sera del mese di novembre 1628, su una stradina lungo la sponda del lago di Como, cammina un Grande Vecchio. Mentre cammina ha alcuni pensieri che vengono improvvisamente interrotti dall’apparizione di due Savini Metelli, due brutti tipi al servizio di un signorotto della Laura Vicuna molto potente.
I Savini dicono al vecchietto che, in nome del loro potente padrone, don Jemmy, il matrimonio fra Andrea e Francesca “non s’ha da fare!”. Il Vecchietto, del tutto ignaro, assicura la propria fedeltà al potente signore della Vicuna promettendo che non celebrerà il matrimonio, di cui tra l'atro non era del tutto all'oscuro.
Questo atteggiamento evidenzia la natura debole e paurosa del Vecchietto.
Al rientro il Vecchietto, ancora intimorito dai due Metelli, racconta l'accaduto alla sua fedele e generosa serva, la perpetua Baravalle...
July 24, 2007 - 12:59 PM
II EPISODIO
La sera successiva Andrea, quando si reca in piscina, apprende che per alcune formalita’ il matrimonio deve
rinviarsi. Poco convinto, sul punto di abbandonare la piscina senza essersi allenato, incontra la perpetua Baravalle, servitrice del Grande Vecchio, che non può fare a meno di fargli intendere che le ragioni sono ben altre. Andrea si infuria con Il Grande Vecchio, lo costringe ad uscire dalla piscina e lo obbliga a parlare. Il Vecchietto rivela ad Andrea che l'impedimento è don Jemmy, il signorotto del paese. Andrea, disperato, corre alla casa di Francesca, ancora ignara dell'accaduto...
July 24, 2007 - 01:33 PM
III EPISODIO
Francesca, rimasta sola con il padre e con Andrea, racconta di avere suscitato il morboso interesse di don Jemmy. I tre allora decidono di rivolgersi a Max l’ingegnere azzecca-garbugli.
Max, durante l’incontro con Andrea, pensa, sbagliando, che Andrea abbia fatto qualcosa di brutto e che cerca di evitare la punizione andando da un ingegnere. Ma quando scopre che invece Andrea è la vittima di don Jemmy rifiuta l’incarico e non gli da spiegazioni, perchè spaventato dalla immane potenza di don Jemmy.
Intanto Francesca insiste con il padre per parlare con fra Livio, un frate cappuccino in cui lei ha molta fiducia. Mentre pensano a come fare per parlare con fra Livio, arriva un altro frate che chiede delle noci per il suo convento e che racconta loro una fiaba. Francesa decide di dare al frate un messaggio per fra Livio.
Ritorna Andrea, deluso per l’incontro con Max; Francesca cerca di calmarlo dicendogli che hanno chiesto l’intervento di fra Livio. Intanto è già sera e i tre devono separarsi...
July 25, 2007 - 12:36 PM
IV EPISODIO
Fra Livio, avvertito da Francesca, esce dai ruderi del suo glorioso convento sito in Via Filadelfia e si dirige verso l'umile dimora della bella brunetta. Fra Livio, figlio di un facoltoso mercante, aveva ricevuto una raffinata educazione. Venuto un giorno a diverbio con un nobile gobbo, l'aveva ucciso in duello; quindi, per espiazione, s'era fatto frate, ed aveva cambiato il suo vecchio nome (Valentino) in quello attuale. Nonostante il gesto deplorevole, dai suoi occhi traspare sempre l'amore infinito nei confronti del prossimo ed un legittimo, condivisibile, incontenibile odio nei confronti dei pupazzi zebrati.
July 25, 2007 - 12:58 PM
V EPISODIO
Fra Livio, dopo aver parlato con la brillante delfinista, decide di recarsi da don Jemmy per convincerlo a desistere dal suo proposito. Si reca al palazzo del signorotto, dove è ricevuto nella sala da pranzo: è in corso infatti un banchetto, cui il padrone di casa ha invitato il Suo più grande amico, nonchè umile servitore, Mastro Santavicca, e alcuni personaggi importanti del paese. Si discute della gara disputata a Cesena, che ha visto il trionfo del Mastro Marco a dispetto dei pronostici che volevano il Signorotto incatenato del borgo sul gradino più alto della manifestazione. Si brinda con calici ricolmi di vino ghiacciato mentre fiumi di birra bollente attraversano le reboanti curve delle illustri principesse presenti al banchetto; fra queste spicca il ventre rigoglioso della preziosa ed umile perpetua servitrice del Grande Vecchio, uomo ormai incapace di soddisfare i piccanti desideri della giovane campionessa di Fossano. Si disserta sul doping nel ciclismo e sul valore morale assunto dalle droghe leggere, quali il Sildenafil Citrato, nel XVII secolo. Fra Livio è chiamato ad esprimere un'opinione sul tema.
July 26, 2007 - 11:54
VI EPISODIO
"Da consumatore abituale di Sildenafil Citrato non posso che essere favorevole alla liberalizzazione del prodotto (1)" - esclama Fra Livio - "il doping nel ciclismo credo tragga origine dagli insegnamenti del Dr Agricola c/o una società calcistica zebrata; pertanto sono contrario" - Sentenzia il saggio frate.
Finalmente don Jemmy riceve il frate in disparte. Livio accusa il signorotto di perseguitare Francesca e gli minaccia la vendetta Don Antonio da Lecce. Don Jemmy impaurito dalla minaccia del forte dorsista allontana il frate; prima di lasciare il palazzo ha la promessa di una ormai Vecchia ex concubina del Grande Vecchio che sarà avvertito degli eventuali progetti infami del suo padrone.
Intanto, il padre di Francesca espone ai due giovani un suo progetto: quello di strappare il matrimonio al Grande Vecchio, presentandosi a lui con due testimoni e dichiarando l'intenzione di sposarsi. Sembra che secondo l'uso il matrimonio sarà così ugualmente valido. Francesca è riluttante; Andrea, entusiasta, esce in cerca dei due testimoni e li trova in Gurgo Salice, cui promette di trasferirsi alla Mito, e in Trosky, cui assicura lo ius prime noctis con Francesca.
(1) Nel XVII secolo il potente vasodilatatore periferico veniva ancora venduto al mercato nero da immigrati Polacchi
July 26, 2007 - 03:08
VII EPISODIO
Fra Livio disperato per non essere riuscito a convincere don Jemmy a desistere dalle sue malefiche mire, decide di recarsi in piscina; qui trova i due innamorati intenti a divorare un calamaro gigante sul fondo della vasca. Andrea, con la bocca piena di tranci di calamaro, fuoriesce dalla vasca ed apprende quanto accaduto dalla viva voce di Livio. Di fronte all'impossibità di convincere il signorotto del paese, Francesca acconsente all'idea di un matrimonio furtivo, anche perchè allettata dall'idea di trascorrere la prima notte di matrimonio con Trosky. Intanto nel paese si vede molta gente della Laura Vicuna. Un mendicante va alla casetta di Francesca a chiedere l'elemosina con l'aria di esplorare il luogo. Sono gli uomini di Don Jemmy che studiano il modo di rapire Francesca, agli ordini del capo dei Savini, il mitico Savino Metello; la fama del possente nuotatore deriva dalla sua indomabile propensione a gratificare le incessanti pretese della perpetua servitrice del Grande Vecchio, sempre più delusa dalle ormai croniche mancanze dell'anziano fondista. Di sera Andrea spalleggiato da Gurgo Salice e Francesca accompagnata dal padre, ma soprattutto dal sorridente Trosky, s'avviano in silenzio verso l'umile dimora del Grande Vecchio...
July 27, 2007 - 10:38 AM
VIII EPISODIO
Nell'umile dimora del Grande Vecchio la perpetua Baravalle, ornata da un mini vestitino granata, guanti neri, calze a rete e intriganti giarrettiere, cercava di risvegliare il suo padrone dal profondo torpore in cui si trovava ormai da diversi anni; il Grande Vecchio tentava, invece, di allontanarla preferendole un pediluvio alle erbe. Improvvisamente irrompono nella casa i due giovani seguiti dal resto della compagnia guidata dal radioso Trosky; il Vecchietto infastidito dall'invasione, ma soprattutto dalla Baravalle riesce a dare l'allarme: il campanaro, credendo la canonica invasa dai ladri, suona la campana a martello. Mentre il gruppo di Andrea cerca scampo per la campagna, Trosky opta per gratificare le esigenze della Delfinista di Fossano allontanata brutalmente dal povero stanco vecchietto. Altrettanto sorpreso dall'allarme è il gruppo della Vicuna guidato dal potente Savino Metello; si trovavano in azione per rapire Francesca ed avevano trovato vuota la casa. La ex concubina del Grande Vecchio aveva avvertito Fra Livio del progetto di Metello; per avvertire Francesca e dirle di scappare, Livio aveva inviato Nicola, un simpatico ragazzetto amante non solo dell'erba del vicino, a casa della giovane nuotatrice. Il ragazzetto è bloccato dal mostruoso Metello, che tuttavia, spaventato dalla campana ma soprattutto dall'aspetto poco rassicurante di Nicola, bardato di borchie ed ornato di chiodi in ogni sede, lo lascia libero. Così il ragazzetto riesce ad incontrare il gruppo di Andrea e ad avvertire i fuggitivi di recarsi al convento di Fra Livio, il Mitico stadio Filadelfia...
July 27, 2007 - 03:31 PM
VIII EPISODIO (seconda parte)
Tra i fuggitivi s'inserisce l'agitazione del paese che, svegliato dal frastuono provocato dai profondi sospiri amorosi della rigogliosa perpetua servitrice del Grande Vecchio, non riesce a capire come possa l'anziano padrone creare una tale gratificazione nella campionessa di Fossano.
Andrea e Francesca raggiungono il Glorioso Stadio Filadelfia dove colgono l'occasione per rievocare i nomi dei campioni che moriranno in un pomeriggio uggioso del XX secolo; dopo questo breve nostalgico momento di riflessione,i due nuotatori raggiungono Livio che aveva già organizzato la loro fuga dal paese, per sottrarli dalle minacce di Don Jemmy. Francesca andrà a Monza, munita di lettera di presentazione autografata da Livio per i cappucini del luogo mentre Andrea si recherà a Cuba, per distrarsi un paio di settimane. Andrea saluta in lacrime Francesca e si imbarca sul primo volo per Cuba armato dei migliori propositi. Francesca, ancora pensierosa per il matrimonio furtivo andato in fumo, ma soprattutto per l'occasione persa di trascorrere la notte con Trosky, sale sulla bici e si dirige verso la lontana Monza...
July 29, 2007 - 06:29 PM
IX EPISODIO
Andrea raggiunge Cuba e non tarda ad ambientarsi. Francesca, dopo 4 giorni di intense pedalate raggiunge il buon cappuccino di Monza a cui Livio l’aveva raccomandata. Si dirige quindi al monastero di Santa Margherita, dove vive una monaca di nobile famiglia. L’aspetto fisico della monaca non è proprio quello di una religiosa: travolgenti capelli biondi inondano un volto buffo, impreziosito da frequenti smorfie e generosi sorrisi. Amante del Beach Volley notturno, la religiosa possiede ottime abilità culinarie soprattutto in ambito di grigliate organizzate teoricamente a casa sua (anche se spesso non si ricorda dove si trova). Da grande avrebbe voluto fare la ragazza Pon Pon del Torino, ma per lei il percorso era già stato tracciato dai suoi genitori; i tentativi di ribellarsi al destino crudele non hanno successo. Allora Barbara dichiara di accettare il volere dei suoi genitori pur conservando un animo guerriero, granata, positivo...
July 29, 2007 - 06:30 PM
X EPISODIO
Il padre della bionda principessa, dopo aver costruito da solo una casa nelle Valli di Lanzo, stanchissimo per l’impresa, decide che sua figlia non dovrà mai soffrire per costruirsi da sola un tetto e le impone di farsi monaca. Da questo momento la sua vita cambia: basta feste e grigliate con gli amici; basta facili denari guadagnati facendo mostra di sé sui cubi al Cacao. Comincia la sua vita religiosa che pian pianino inizia a gratificarla. Diventa così monaca, ma sente che Le manca qualcosa: colma questa carenza intercciando una passionale relazione amorosa con uno stiloso ranista che fa del nuoto una ragione di vita. L’amore fra i due diventa irrefrenabile: mentre lui le racconta la vita personale nei minimi dettagli di tutti i nuotatori dell’universo, presenti, passati e futuri, lei ama dormire in un’altra stanza per non sentirlo e non vederlo. Trascorse quasi 48 ore di amore irrefrenabile, lei decide di immortalare per sempre il sentimento che la tiene legata al ranista più elegante di Torino uccidendolo con un macete.
Barbara accoglie nel convento una Francesca stanchissima per la terrificante fuga in bicicletta ed affranta per l’allontanamento precoce dal Bel Trosky. Nel mentre Don Jemmy ha in serbo una vendetta.
July 29, 2007 - 06:31 PM
XI EPISODIO
Savino Metello annuncia al perfido Don Jemmy che il tentativo di rapire l’ambita delfinista non ha avuto esito favorevole. Don Jemmy, infuriato, impugna una delle catene che cingono il suo corpo ubriaco per punire il Metello, ma poi rinsavisce osservando l’immensa superficie corporea occupata dal mostruoso velocista. Dopo aver discusso dei fatti della nottata, i due concordano una strategia per scoprire se vi siano state fughe di notizie sul progetto di rapimento. Il perfido Mastro Marco Santavicca viene informato del fallito rapimento di Francesca e attribuisce la responsabilità a fra Livio.
Il Metellone si reca in paese per cercare di comprendere ciò che è successo la notte precedente. Nel villaggio c'è un fitto intrecciarsi di voci: tutti parlano della presunta prestazione del Grande Vecchio, ignorando che dietro i sussurri della Baravalle si celava il volto piacente del Bel Trosky e non l’anziana e corrugata maschera del povero vecchietto. Savino Metello informa delle voci Don Jemmy ed insieme elogiano ammirati le doti nascoste del Grande Vecchio. Al termine del colloquio, Don Jemmy incarica il proprio uomo di fiducia di scoprire dove si è rifugiata Francesca . Grazie alle chiacchiere del barocciaio, passate di bocca in bocca, Savino Metello è in grado di informare il suo signore che la campionessa si trova a Monza. Il signorotto incarica allora il Metellone di proseguire là le ricerche: Savino Metello, che proprio a Monza è ricercato per aver malmenato un gobbo che sbandierava senza ragione la propria fede calcistica, cerca di sottrarsi, ma alla fine obbedisce agli ordini.
Andrea, colmo di tristezza per la separazione da Francesca e per aver abbandonato il Mitico Stadio Filadelfia, sede di innumerevoli trionfi granata, procede verso L’Avana. Giunto alle porte della città chiede ad una bellissima sirenetta locale indicazioni per raggiungere la casetta socchiusa cui è destinato. Entrato in città, il giovane scopre con piacere i facili costumi del posto. Pur con timore, inizia a deliziarsi gli occhioni ammirando alcune sinuosità. Proseguendo poi verso il centro della città, incontra parecchia gente che liberamente per strada assapora il dolce gusto della vita. Viene colpito dalla vista di una famigliola particolarmente impegnata nelle suddette pratiche. Il giovane comprende finalmente che è in atto una rivolta e che la gente sta dando l'assalto alle case chiuse: la sua prima sensazione è di piacere. Andrea decide di star fuori dal tumulto e si reca nella sua casetta socchiusa, ma scopre che anche nella sua teorica dimora si respira la stessa aria. Il giovane va così a curiosare tra la folla e si lascia andare alla passione.
August 28, 2007 - 05:16 PM
XII EPISODIO
Il giovane nuotatore torinese scopre di trovarsi nel bel mezzo di una guerra civile scoppiata proprio in quei giorni a Cuba. Il vicegovernatore del luogo, Er Fernando Zapatero Senior, aveva deciso di abrogare i matrimoni eterosessuali fra cubani in favore delle unioni gay; così facendo avrebbe voluto agevolare le voluttuose effusioni fra i turisti Anglo-americani e le meravigliose giovani creature dalla pelle ambrata. La popolazione maschile, turbata dall'impossibilità di contrarre unioni con le propire fanciulle, decide di manifestare il proprio dissenso amoreggiando in maniera del tutto libera e casuale per le strade di Cuba. Andrea s'inserisce così nell'avvenimento e partecipa in maniera decisamente attiva alla nobile protesta del popolo cubano liberando senza ipocrisia i suoi più sublimi e primordiali istinti.
August 29, 2007 - 06:31 PM
XIII EPISODIO
La rivolta del popolo cubano contro il governo in carica è veemente; le dimostrazioni pubbliche in piazza e la bramosa ingordigia procreativa dei cubani sembra non avere limiti. Il vecchio Zapatero di fronte ad una fine imminente convoca una riunione a cui prende parte anche Andrea. Il brillante atleta, dopo una florida e rigogliosa giornata, per convincere Zapatero a modificare la legge sui matrimoni eterosessuali, porta l'esempio del Grande Vecchio; il povero vecchio nuotatore, a forza di non praticare l'arte sublime, ha perso il gusto dell'amore e non è più in grado di allietare la Sua preziosa pastosa perpetua. Zapatero, impietosito da cotanto spreco, abolisce la legge in vigore e si ritira nella Sua dimora per riflettere sulle disgrazie povero Grande Vecchio.
August 29, 2007 - 06:46 PM
XIV EPISODIO
A sfogo delle prorpie pene, Andrea ne approfitta per raccontare all'intera popolazione cubana la Sua storia: l'affronto del signorotto Don Jemmy, la separazione dalla sua amata principessina, la balorda supponenza del mostruoso Savino Metello, l'indispensabile aiuto del buon Fra Livio, l'inguaribile impotenza del Grande Vecchio. Uno sbirro in borghese, impietosito dalla storia dell'atleta torinese, lo porta all'osteria, lo fa bere, ne carpisce le generalità e riesce a scoprire che il giovane lavora per una gloriosa squadra di calcio torinese caratterizzata da divise granata che trabordano di passione, grinta ed onore. Del tutto ubriaco, Andrea va a dormire.
August 30, 2007 - 05:48 PM
XV EPISODIO
Il feroce oste che aveva dato ospitalità al povero Andrea facendolo ubriacare con dosi massive di fragolino e litri di liquore alla liquirizia avariato, per paura che il giovane non possedesse i soldi per pagare l'alcool ingurgitato, decide di denunciarlo al Consolato Italiano a Cuba. Qui trova un avvocato italiano sopraggiunto da poco sul litorale cubano richiamato dall'appetibile rivolta. Max, l'ingegnere azzecca-garbugli, ascolta con scarso interesse la storia del borioso oste, ma impallidisce quando sente il nome di Andrea, una sua vecchia conoscenza. Max allora decide di sbarazzarsi delle tre meravigliose creature con cui stava amorevolmente argomentando in protesta delle decisioni assunte dal governo cubano e si incarica del gravoso compito di recarsi in osteria per interrogare Andrea.
Max entra nella camera di Andrea e nota subito l'inedito panorama che si presenta davanti ai suoi occhi: movimenti fluidi di meravigliose curve dorate circondavano il corpo stanco di un inerme nuotatore ubriaco. Max fonde l'immagine di Andrea con quella del Grande Vecchio e in preda all'ira per un cotanto spreco inveisce contro il giovane atleta e gli intima di seguirlo. Inizialmete Andrea segue Max per paura di ripercussioni legali, ma una volta giunto in piazza Max non riesce a trattenersi dal prender parte alla protesta in corso e si immerge nel pieno della guerra civile facendosi catturare da giovani accattivanti e floride creature. Andrea rinsavisce e segue Max nel misterioso oblio della guerra dimostrando di avere un'energia fisica di cui Max aveva dubitato.
September 01, 2007 - 09:54 AM
XVI EPISODIO
Recatosi frettolosamente in aereoporto, il giovane si imbarca sul primo volo per l'Italia per sfuggire dalla calda e pericolosa rivoluzionaria realtà cubana. Il volo low-cost trovato lo conduce a Bergamo, città dove vive suo cugino, un piccolo sportivissimo nuotatore, amante dei motori, del ghiaccio e dell'abbondante alimentazione pre-allenamento. Il Conte Manu riceve Andrea nella sua umile villa e gli presenta la padrona di casa, la sorridente Contessa Valentina. Il discorso dei ragazzi converge sulla diversa sorte capitata a Valentina rispetto a sua cugina, la perpetua servitrice del Grande Vecchio: quest'ultima, umilata e depressa dalla costante e deprimente incosistenza del vecchietto fa da contraltare alla sprizzate euforia della giovane nuotatrice di Torino, costantemente stimolata dal tonico conte Manu. La contessa riferisce ad Andrea racconti inerenti alla guerra civile in corso a Cuba; voci insistenti sembrano indicare in un giovane italiano il primo artefice della rivolta cubana. Sembra che siano moltissimi i cuori infranti dal givane in terra caraibica. Andrea capisce subito che quel tale sicuramente non è Max l'ingegnere azzecca-garbugli: troppo precoce nel giovane il raggiungimento di forti emozioni per far innamorare così tante donne. Capisce quindi di essere lui stesso al centro di quei racconti e riceve i complimenti del conte Manu, peraltro incuriosito dalla possibilità di migliorare la performance del cugino. Andrea riprende quindi la sua strada, sempre più atterrito per il rischio gravissimo che ha corso a Cuba.
September 04, 2007 - 01:45 PM
XVII EPISODIO
Il conte Manu decide di accompagnare suo cugino; saluta pertanto Valentina e salta temerario sulla sua fiammante BMW insieme ad un incerto Andrea. Spavaldo il Conte Manu dimostra al cugino le sue doti di pilota; ma la vettura in breve tempo evidenzia le carenze di un motore di fabbricazione non italiana e dopo pochi kilometri si fonde lasciando a piedi i due giovani lungo la tangenziale per l’Adda. Dopo alcuni passi i cugini si inoltrano in una zona non coltivata e poi in un bosco. Qui avvertono dei rumori provenienti da lontano. I due si inoltrano nel bosco fino a scorgere la sagoma di due persone note: si trattava del perfido Mastro Marco Santavicca, terribile e famelico, intento a seviziare il povero metallaro Nicola per aver cercato di ostacolare i piani del signorotto Don Jemmy. Non potendo attraversare il fiume, Nicola si era rifugiato in una capanna abbandonata, mentre Mastro Marco Santavicca lo stava inseguendo. Nel tentativo di accendere un fuocherello per riscaldarsi e fumacchiare un pò di erba fluviale, Nicola aveva incendiato la capanna consentendo al terrbilie Mastro Santa di localizzarlo. Verso le sei del mattino, dopo circa 4 ore di sevizie, Nicola viene liberato e può finalmente riprendere a fumare. Nel mentre Andrea e Manu, che avevano osservato con immenso piacere le sevizie a cui era stato sottoposto il loro grande amico, avevano ripreso il cammino verso l'Adda. Traghettati da un pescatore sulla sponda opposta del fiume, i due individuano immediatamente una falegnameria. A causa della lontananza delle loro rispettive donne e non essendo vicendevolmente attratti, i due decidono di entrare in quella oscura falegnameria nell'intento di effettuare lavori artigianali; grande esperienza per entrambi, anche se il conte Manu dimostra di possedere più manualità di fronte ad un Andrea probabilmente più dotato.
September 05, 2007 - 03:08 PM
XVIII EPISODIO
Su richiesta della giustizia cubana, che aveva individuato in Andrea il facinoroso rivoluzionario terrorista a capo della guerra civile scoppiata a Cuba, tutti i periodici targati "Cairo editore" pubblicano il volto di Andrea e la sua storia sulla seconda pagina delle riviste, lasciando all'immagine del meraviglioso principe di Torino, Sua Maestà Alessandro Rosina, il compito di occupare la prima; così facendo la Polizia cubana avrebbe voluto far catturare il giovane nuotatore torinese per riportarlo a Cuba e farlo riabbracciare dalle sue concubine. Don Jemmy, storico abbonato della rivista di Cairo "Men's idiot", scopre con orrore le imprese di Andrea e medita una strategia per approfittare della situazione favorevole. Il signorotto è sempre più intenzionato a rapire Francesca e pensa di ricorrere ad un uomo più potente di lui per giungere al rifugio della ragazza. Nella testa del Jemmy inizia a prender forma l'immagine di un giovane alto e snello, bello e intelligente, dotato di un sorriso smagliante e di uno sguardo intrigante: si tratta di Nicola Ventola, giovane bomber granata, impegnato nella lotta al vertice del campionato italiano per la conquista dello scudetto. La scelta di Don Jemmy deve quindi ricadere su un uomo meno bello, meno intrigante, meno smagliante, ma ugualmente alto e snello; gli occhiali astuti, i capelli biondi, l'accappatoio e la vena artistica dell'uomo in questione avevano colpito Jemmy che aveva visto in lui l'uomo della svolta, del rilancio, della vittoria. Nel mentre una notizia sconvolge la città di Andrea: Fra Livio, a causa dei lavori di restrutturazione del Mitico Campo Filadelfia si è trasferito a Superga, lontano dagli orrori umani, vicino alla leggenda che sempre emoziona.
September 06, 2007 - 02:00 PM
XIX CAPITOLO
Fra Livio non ha difficoltà ad ambientarsi nella sua nuova dimora; cimeli storici e immagini del presente ornano la stanzetta del frate. Mentre passeggiava sotto le maestose colonne della basilica, Livio intravede una meravigliosa creatura intenta a lavare una divisa granata in uno lavatoio posto sotto una quercia rigogliosa. Livio nota subito lo sguardo fiero della giovane, l'orgoglio della ranista che non teme rivali; la giovane suora, oltre a regalare forti emozioni in piscina, ama trascorrere la domenica allo stadio per tifare il suo indomabile Toro. Livio incalza la giovane chiedendole cortesemente il nome. Le gote della fanciulla inizialmente arrossiscono, poi diventano francamente granata quando la giovane rivolge lo sguardo verso Livio. "Perchè mi importuni?" - esclama la giovane - "non vedi che sono impegnata?". Livio, preso alla sprovvista esclama: "Siamo..
Siamo una piccola speranza nel grembo di un universo, siamo piegati da un amore, ascoltiamo un unico suono.. Non respiriamo che noi stessi, non vediamo che un abbraccio, con i nostri occhi fragili come specchi.. Lei che ripete col suo battito di non aver paura, con piccole mani tocchiamo il mondo.. e non siamo che all'inizio di uno splendido viaggio". La giovane solleva la maglia inzuppata e la fa roteare intorno al collo di Livio fino a determinare una stenosi serrata bilaterale delle carotidi; successivamente colpisce il frate facendolo cadere a terra e dopo averlo calpestato esclama: "Che animo nobile, che spirito puro; gli rivelerò il mio nome". La suora libera Livio dal panno bagnato e guardandolo negli occhi socchiusi gli sussurra: "Io sono Donna Stefania e Tu sarai il mio umile servitore per sempre". Livio, ancora stordito per il colpo subito, non capisce il senso delle parole di Stefania e riesce ad afferrare solo il nome della giovane suora; inconsciamente Livio annuisce mentre Donna Stefania lo stava portando al lavatoio per farlgi stendere la biancheria appena lavata. Nel frattempo, Don Jemmy inizia ad affilare gli artigli per arpionare la mente laboriosa dell'innominabile potente architetto che dovrà aiutarlo a catturare la piccola brillanete delfininista piemontese.
September 07, 2007 - 10:22 AM
XX CAPITOLO
L'Innominabile architetto biondo che governa le sorti di molti abili nuotatori torinesi accoglie l'invito del signorotto Don Jemmy ed accetta di rapire Francesca per fare uno sgarbo ad Andrea. Il potente innominabile nuotatore, con la scusa di amministrare una società di nuoto, manovra le menti dei suoi subordinati al fine di ottenere mano d'opera a basso costo da sfruttare nei suoi cantieri. Andrea in diverse occasioni si è ribellato ai soprusi del padrone; per questo motivo l'innominabile schiavista si era riproposto di fargliela pagare. L'indomabile, innominabile architetto, nel tentativo di scovare Francesca, manda il capo dei suoi scagnozzi, il temibilissimo Goran, dalla dolce biondissima monaca Barbara di Monza . La monaca riceve Goran nella Sua umile dimora; sul pavimento Goran intravede il corpo insanguinato, ma ancora perfettamente scolpito del giovane amante di Barbara, ucciso dopo una fugace ed intensa esperienza coniugale con la monaca; intimorito dalla insospettabile aggressività della monaca, Goran cerca con una scusa di scappare dal domicilio di Barbara, ma viene bloccato dalla veemente bramosia della giovane. Barbara pensa di poter espiare il peccato relativo all'assasinio del suo vecchio amante concedendosi a Goran; la bionda avvolge il simpatico nuotatore e lo accompagna verso il raggiungimento di una immensa gratificazione. Dopo 72 ore Goran si risveglia da quell'esperienza e si ritrova disteso di fianco al giovane ranista ucciso da Barbara. In preda ad una crisi di panico si avventa su Barbara e le implora di uscire dal convento. Barbara, ancora entusiasta per la meravigliosa esperienza regalatale dal nuotatore, decide di liberare Goran ed esaudisce la sua richiesta di far uscire con una scusa Francesca dal convento. Ancora intorpidita dalla notte appena conclusa, Francesca riceve l'invito di Barbara di uscire dal convento per andare ad incontrare Rosina che si trovava sul campo di allenamento del Monza per un'amichevole. Entusiasta Francesca corre verso il suo campione, ma appena uscita dal convento viene catturata dagli uomini di Goran che la caricano su un mulo e la portano verso il meraviglioso castello del potentissimo innominabile architetto.
September 07, 2007 - 02:14 PM
XXI EPISODIO
Il racconto che Goran fa al Suo potente padrone sul rapimento di Francesca scuote l'innominabile architetto già da tempo scontento della sua vita. Da piccolo il giovane avrebbe voluto fare il ballerino. L'esile tronco inalberato su due tenere gambe fusiformi sosteneva due tenere braccia ed una bionda intrigante chioma; il suo corpo sembrava disegnato per la danza, ma la sua coordinazione motoria non ha mai avvallato la volontà dell'innominabile. I suoi insegnanti di danza lo hanno indirizzato verso uno sport acquatico nella speranza che potesse annegare, ma lui si è risollevato diventato un ottimo nuotatore a capo di una dignitosa squadretta torinese. La vita del potente architetto è cambiata con lo sgarbo subito da parte del Grande Vecchio: l'innominabile aveva offerto la sua donna più bella come perpetua servitrice del vecchietto e Lui, pur accettandola, non era mai stato in grado di soddisfarla. L'innominabile ha iniziato a ricevere lettere di disperazione della ragazza atterrita per la perenne inconsistenza funzionale del Grande Vecchio e l'architetto non riusciva a darsi pace per la meravigliosa creatura persa e lasciata nelle mani di un presunto leone rivelatosi impotente. Un'altra meravigliosa creatura ora occupa il letto lasciato libero dalla Baravalle. Francesca si era delicatamente spogliata di tutti i suoi abiti e si era sdraiata sul morbido guanciale che era stato lasciato libero qualche anno prima dalla Baravalle. L'innominabile guardava con tenerezza quella piccola figura che tanto gli ricordava una Baravalle priva delle rigogliose sfere del desiderio. L'innominabile stringeva forte la manina di Francesca quando i teneri occhioni della piccola campionessa ritornavano a brillare la mattina dopo il rapimento. Due lacrime scesero sul tenero volto della ragazza e percorsero due vie parallele fino a congiungersi al centro del suo cuore. L'innominabile architetto fu turabto da quell'immagine e per tutto il giorno non fece altro che rileggere testi di architettura comparata per distrarsi da quell'immagine sublime. Durante la notte, mentre la ragazza faceva voto di consacrarsi a papa Urbano I se fosse stata liberata, egli è assalito da una profonda crisi che lo spinge a meditare il suicidio. Ma all'alba sente suonare le campane nella valle e si alza con propositi nuovi. Spinto da un'indescrivibile forza interiore il laborioso architetto capisce che nella vita l'unica cosa che conta veramente è la prorpia fede calcistica; da quel momento il Toro entra nella testa dell'architetto per proteggerlo ed aiutarlo nelle gravose decisioni che dovrà prendere in merito al destino della giovane campionessa granata.
September 10, 2007 - 12:49 PM
XXII EPISODIO
Il perfido innominabile architetto osserva il suo popolo muoversi in massa verso la cattedrale; il famelico Goran lo informa che il popolo si stava recando dall'amabile arcivescovo di Torino per ascoltare il Suo Verbo. La popolarità, il rispetto e la venerazione che il popolo dimostra verso il Cardinal Marcello, fa nascere nell’innominabile architetto la speranza che egli possa curare il suo animo tanto in crisi parlando con il prelato. Prima di andare a conferire con il Cardinal Marcello, l'innominabile si reca nella stanza di Francesca. L'esile figura della campionessa si trova distesa sul suo lettino; ai suoi piedi campeggiano cimeli storici del Grande Torino ed un'immagine di Rosina e Recoba abbracciati dopo una delle tante stracittadine vinte. Sotto il letto si intravede la sagoma della rivista "Diva granata e Donna del Toro", di fianco alla più cerebre "Scopri l'enigma della settimana: chi di fianco a Rosina?". Sotto il corpo della delfinista si trova l'immagine di Andrea, mentre nel suo pugnetto Francesca stringe forte un sigaro cubano, dono di Nicola ed un autografo strappato al suo rapitore, il perfido e sensuale Goran. E’ superfluo dire che l'innominabile non capisca cosa ci faccia l'immagine di Andrea di fianco a quella di Goran; pertanto decide di allontanare la foto di Andrea dal corpo di Francesca sostituendola con quella del Don Jemmy. L'innominabile mette Goran di fronte alla camera di Francesca e gli assesta un colpo deciso sul basso ventre per evitare che il suo servo possa abusare della sua piccola nuotatrice; quindi, risoluto, si dirige verso il Cardinal Marcello. L'innominabile entra in un cortiletto, dove sono riuniti molti preti che lo guardano con aria di meraviglia e di sospetto, e chiede di voler conferire con il cardinale. Prima che si svolga il colloquio tra l’innominabile architetto ed il Cardinal Marcello, il perfido innominabile chiede notizie ai presenti sul Cardinal Marcello. Ancora giovinetto, Marcellino ha manifestatato la vocazione di dedicarsi al ministero ecclesiastico, oltre a dedicarsi allo stadio ed alla piscina; decide di sua spontanea volontà "di insegnare la dottrina granata ai più rozzi e derelitti del popolo, gli infami gobbi e di visitare, servire, consolare e soccorrere i poveri malati zebrati". Abile fondista ed eccellente comunicatore, aveva rifiutato l’arcivescovado di Milano per rimanere nella sua Torino, sempre vicino alla sua amata squadra. Riduce al minimo le sue esigenze, ed offre le rendite ecclesiastiche alla fondazione ex-calciatori granata. E’ merito suo la ricostruzione del Mitico Filadelfia. Ma quel che più spicca in lui è la bontà, la giovialità, la cortesia verso gli umili, disgraziati gobbi. Il Cardinal Marcello è riuscito a convertire, come per grazia divina, chi si era macchiato di tanti infami crimini tifando la Gobba; ora è il momento di aiutare anche il perfido innominabile architetto.
September 11, 2007 - 06:25 PM
XXIII EPISODIO
L'innominabile architetto incontra il Cardinal Marcello nella fastosa reggia del prelato. Le mura dell'abitazione di Marcello erano ornate da centinaia di immagini con le imprese sportive del fondista e con i cuori da Lui infranti prima di dedicarsi alla carriera ecclesiastica; fra le immagini svettavano i volti felici e sorridenti di Stefania, Barbara, Valentina, Federica, Simona, Francesca, Nicola e del Grande Vecchio. L'innominabile architetto abbraccia il Cardinal Marcello in segno di riconciliazione e lui lo bacia in modo affettuoso senza vergogna e senza pudore. Il cardinale, conosciuta la vicenda di Francesca, fa chiamare il Grande Vecchio. Il povero anziano si trovava intento a raccontare le proprie disgrazie agli altri parrocci nel cortiletto antistante la reggia di Marcello; impaurito dal richiamo del Cardinale, perde le urine e sviene urtando il capo contro il seno della sua perpetua. Fraintendendo l'accaduto, la perpetua Baravalle si fionda sull'anziano in cerca d'affetto senza ottenere alcuna risposta. Di fronte all'accaduto, con spirito misericordioso, tutti gli altri parroci si avventano sulla giovane per gratificare i suoi desideri da troppi anni repressi. Al suo risveglio, il Grande Vecchio trova la sua giovane perpetua finalmente felice circondata da un clima di grande euforia. Anche Marcello e l'innominabile architetto avevano preso parte all'evento misericordioso. Successivamente il Cardinal Marcello dà l'incarico al Grande Vecchio di provvedere al recupero di Francesca. Il Grande Vecchio si avvia verso il castellaccio dell'architetto accompagnato dall'innominabile e dalla sua perpetua gioiosa servitrice.
September 13, 2007 - 10:20 AM
XXIV EPISODIO (prima parte)
Il Grande Vecchio, impaurito dalla presenza del venerabile innominabile architetto, perde nuovamente le urine e successivamente le feci impestando i sedili e le pareti della carrozza su cui stanno viaggiando. L'innominabile architetto scaraventa il Grande Vecchio giù dalla carrozza; a soccorrerlo sopraggiungono due giovani e disponibili, curvilinee e meravigliose creature che lavorano solitamente la notte sul ciglio della strada. Dopo essersi rassicurate sullo stato di salute del vecchietto, le belle signorine provano a rallegrare con le loro forme il prelato che inorridisce alla visione di quelle sinuosità e perde nuovamente le urine provocando la fuga delle fanciulle deluse. Nel mentre l'innominabile architetto gratifica sulla carrozza la perpetua Baravalle sempre meno delusa dalle sue relazioni interpersonali.
September 13, 2007 - 11:27 AM
XXIV EPISODIO (seconda parte)
L'innominabile architetto entrato nel suo castellaccio con la perpetua Baravalle e libera Francesca; la giovane delfinista raccoglie le sue riviste, la foto di Goran, il sigaro di Nicola ed il poster di Rosina e sale sulla carrozza con la perpetua servitrice del Grande Vecchio, rammaricata dalla necessità di dover salutare il caldo innominabile architetto. Lungo la strada che le riportava a casa incontrano il Grande Vecchio che chiede un passaggio alle giovani meravigliose nuotatrici; impietosite, le fanciulle si fermano e raccolgono il vecchietto. Il voluminoso nuotatore, stanco per le forti emozioni subite, si distende sul divanetto della carrozza e si riposa davanti agli occhi sognanti delle due giovani. Nella mente di Francesca ed in quelli della preziosa perpetua servitrice iniziano a comparire stravaganti fantasie che coinvolgono il vecchio nuotatore, stanco nel corpo, ma ricco di esperienza e sicuramente carico di qualità. Nonostante le sue riporvevoli mancanze, il vecchietto continua ad esprimere una notevole, impareggiabile carica erotica anche nei confronti del cocchiere alla guida della carrozza. Giunti a casa, il Grande Vecchio si fa carico di ospitare suo malgrado Francesca nella propria dimora. Successivamente arriva il buon Cardinal Marcello a cui Francesca racconta la propria vicenda; nel mentre il Grande Vecchio aveva deciso di riposare sul guanciale offertogli dalla sua preziosa servitrice. Nel mentre, l'innominabile architetto chiama al suo cospetto Goran e gli altri suoi dipendenti, per avvertirli che potranno restare al suo servizio solo se intenzionati come lui a mutar vita.
September 24, 2007 - 02:36 PM
XXV EPISODIO
Don Jemmy decide di fuggire dal Suo palazzotto per evitare di incontrare il Cardinal Marcello; viene ospitato dal perfido Mastro Marco Santavicca, ancora intento a consumare l'erba sottratta con violenza dalle candide mani del povero Nicola. In paese Marcello viene accolto dal Grande Vecchio, in preda ad una terribile colica intestinale che lo teneva teneramente attanagliato alla glaciale porcellana del suo gabinetto da diversi giorni; il colloquio fra i due prelati viene ostacolato dall'incessante ricorso al bagno da parte del Grande Vecchio. Durante le lunghe assenze del vecchietto, Marcello deliziava l'inequivocabile pulsione amatoria della perpetua Baravalle, nauseata dall'aroma fluviale dei prodotti del Grande Vecchio, ma ammaliata dal fisico prestante del fondista torinese. La visione dei due amanti sconvolge la serenità delle funzioni del Grande Vecchio che si complicano ulteriormente coinvolgendo anche la trascurata sfera uro-genitale. Al termine dell'unione fra la Baravalle e Marcello e dei malesseri del Grande Vecchio il Cardinale chiede al vecchio prelato il motivo per cui non gratifica una dolce creatura come la sua perpetua servitrice; di fronte alla reticenza del Grande Vecchio gli ricorda che l'amore non si ferma neanche di fronte all'impotenza e gli suggerisce il nome di qualche rimedio farmacologico. Successivamente gli chiede come mai non ha celebrato l'unione fra Francesca ed Andrea.
September 24, 2007 - 04:20 PM
XXVI EPISODIO (Prima parte)
Donna Stefania ospita nella Sua umile dimora Francesca; i dialoghi delle due campionesse vertono principalmente sull'esperienza del rapimento vissuta da Francesca. La piccola delfinista elogia le doti umane dell'innominabile architetto, ma le confida che ha visto in Lui tratti francamente ambigui; la chioma dorata, gli atteggiamenti particolarmente delicati e l'assoluta indifferenza da Lui dimostrata di fronte alle continue provocazioni di Francesca avevano fatto sorgere nella ragazza il sospetto che l'architetto potesse non essere attratto dalle meravigliose curve femminili. Francesca confida a Stefania di aver visto Goran e l'innominabile avvolti da un'irrefrenabile coinvolgimento reciproco durante una notte di plenilunio; Goran possedeva un piccolo prodigio della natura che utilizzava senza alcuna inibizione con l'innominabile recettore di passione. Fra Livio si reca nella dimora di Stefania, convinto di poter discutere serenamente con la sua dolce ranista dell'impiego simultaneo di Recoba, Rosina, Di Michele e Ventola; Donna Stefania di fronte all'elenco di campioni di tale portata sviene lasciando a Francesca il compito di affrontare l'ardua discussione. Fra Livio, notando la piccola delfinista, le porge una sacchetto colmo di mille denari, dono dell'innominabile architetto. La campionessa decide di destinare una parte di quel denaro al suo giovane amore, il dolce Andrea, da troppo tempo ormai lontano dalle sue effusioni; la parte restante del denaro Francesca decide di investirlo per trascorrere alcuni giorni di riposo in Spagna, terra di spavaldi amatori. Fra Livio porta a Nicola i soldi da destinare ad Andrea; il piccolo collaboratore di Livio decide di investire una parte del denaro per acquistare alcune piantine da destinare inizialmente al balcone di casa sua e poi alle cartine ed ai filtri di deliziosi cilindri biancastri da incendiare. Andrea, per depistare le ricerche, aveva modificato il suo nome in Antonio Mollino e Nicola, al corrente di tale modifica, aveva fatto pervenire i soldi rimanenti al giovane tramite un curioso postino. Il giovane vettore aveva deciso di destinare una parte del denaro all’acquisto della maglia originale di Rosina. La parte rimanente del denaro era stata consegnata all’unico Antonio che conosceva, il possente Don Antonio da Lecce, il quale aveva destinato parte del denaro all’acquisto di una bambola gonfiabile e si era assunto l’incarico di portare i pochi soldi rimasti ad Andrea. Antonio Mollino, alias Andrea, di fronte a quella somma irrisoria, decide di investire quella pseudo-risorsa all’acquisto dell’ultimo numero di Play Boy, rivista indispensabile per placare il suo irrefrenabile desiderio di amore.
September 24, 2007 - 04:29 PM
XXVI EPISODIO (Seconda parte)
Nella dimora del Grande Vecchio, un furioso Marcello accusa il Grande Vecchio di non aver avuto il coraggio di reagire al sopruso del Don Jemmy solo per paura del mostruoso Metellone; impugna uno dei pitali che ornavano la tavola del prelato e lo scaraventa contro l'inutile frontespizio interposto fra le gambe del vecchietto. Il Grande Vecchio, senza grosse conseguenze, utilizza il pitale così bruscamente offertogli da Marcello per espletare una breve funzione fisiologica; successivamente si scusa per la sua debolezza e ringrazia Marcello per aver placato le voglie della sua perpetua servitrice. Il Grande Vecchio spiega a Marcello di essere dispiaciuto per non aver portato a termine il matrimonio fra Andrea e Francesca e fra le lacrime saluta il caparbio Marcello donandogli una foto del suo fisico scolpito di quando era giovane. Marcello prende la foto, la strappa, sorprende la Baravalle donandole un tenero abbraccio e se ne va salutato dalla tenera manina della voluminosa campionessa di Fossano; in lei rimarranno per sempre scolpiti i momenti trascorsi con Marcello che mai il Grande Vecchio è stato in grado di offrirle.
September 25, 2007 - 06:11 PM
XXVII EPISODIO
Nel periodo storico in cui si dipana la vicenda dei Nostri due dolci innamorati, bersagliati dalle grinfie del Jemmy, dalla perfidia di Mastro Marco e dall'impotenza del Grande Vecchio era in corso la guerra per la successione del ducato di Bergamo; l'Italia settentrionale si trovava coinvolta nella celebre guerra destinata a durare trent'anni. Il Duca Astegiano, potente governatore bergamasco, temeva che le bocche di fuoco longobarde, capitanate dal famelico guerriero slavo Goran, fedele servitore dell'innominabile architetto e crudele schiavo della passione, potessero destituire il suo potere. Il Marchese prova a distogliere le attenzioni del suo popolo in rivolta coinvolgendo i suoi più acerrimi nemici nelle ricerche condotte per scovare Andrea dal suo nascondiglio. Vedendolo coinvolto nelle ricerche, l'innominabile architetto convoca nelle sue stanze Goran, gli assesta un deciso colpo sulla nuca e gli ricorda che per loro Andrea non era più un nemico; dopo averlo ulteriormente colpito, l'innominabile architetto scaraventa il corpo esausto di Goran sul suo letto ed abusa delle morbide forme del nuotatore slavo. La ricerca di Andrea era per il Marchese Astegiano una pura formalità; il potente Marchese di Andrea non s'accorse, perché rappresentava solo un pretesto per continuare a governare la sua gente distogliendo i suoi nemici dalla guerra in corso. Ma Andrea, ingenuo pulcino granata, pur avendo cambiato residenza e nome, continuava a nascondersi: sapeva per esperienza che del potente Marchese Astegiano non ci si poteva fidare; era infatti a conoscenza della relazione intercorsa fra Goran ed il Marchese e sapeva che le prestazioni del politico si erano dimostrate oltremodo potenti e vigorose. La paura di divenire l'oggetto del Desiderio del Marchese lo tormentava. Andrea, inoltre, ardeva dalla voglia di rivedere la Sua amata delfinista. Alcuni giorni dopo aver ricevuto in dono da Francesca i soldi necessari per l'acquisto della sua rivista preferita, Andrea riceve la visita di Nicola che gli porta una lettera: Francesca, si leggeva nella lettera, non poteva sposarlo più perché aveva fatto voto di castità; si mettesse il cuore in pace e attendesse agli affari suoi. Di fronte a quella missiva Andrea assesta un duro colpo alle natiche di Nicola che reagisce colpendo Andrea sul torace, a livello dello scudetto granata che campeggiava al centro della deliziosa maglia del nuotatore torinese. Dopo questo scambio di vedute, i due trovano un chiaro accordo parlando della perpetua servitrice del Grande Vecchio. Francesca, intanto, discorreva con Donna Stefania delle disgrazie della Baravalle e delle sue voglie trascurate dal suo padrone. Francesca era tormentata dall'immagine del Suo Andrea e Donna Stefania aveva tentato ogni soluzione per distoglierla da quel pensiero ossessivo; Donna Stefania pensava che Andrea fosse un facinoroso ricercato dalla polizia per i danni compiuti a Cuba e non era a conoscenza del fatto che Andrea fosse un dirigente del Toro. Francesca soffriva ogni volta che citava il nome di Andrea e per non ferire ulteriormente il suo animo meraviglioso aveva deciso, di comune accordo con Donna Stefania che era meglio non avere al proprio fianco alcun uomo piuttosto che dover accudire il Grande Vecchio.
October 16, 2007 - 12:47 PM
XXVIII EPISODIO
Per scovare il giovane nuotatore piemontese, il Marchese Astegiano del Gran Ducato di Bergamo decide di risvegliare l'animo facinoroso di Andrea, caporivolta della rivoluzione cubana, aumentando il biglietto di ingresso delle case chiuse lombarde. Tale rialzo risultò fatale, in quanto la plebe, affamata, si abbandonò ad uno sfrenato utilizzo di canali alternativi e si riversò nelle piazze per manifestare la propria passione. Andrea uscito dalla sua dimora travestito da ballerina sudamenricana per non farsi riconoscere dal temibile Marchese Astegiano, viene travolto dal fiume di protesta scoppiato per l'avvenuto rincaro dei prezzi e riceve voluttuose effusioni da parte di molteplici esuberanti contadini locali; fra coloro che hanno approfittato di Andrea spicca il volto sereno del possente Don Antonio da Lecce, stanco delle pratiche erotiche svolte ai danni dei resti della sua bambola gonfiabile e desideroso di trovare un nuovo rifugio per il suo ardore virile. La situazione era destinata a precipitare; i tentativi di porvi rimedio non ottenevano alcun risultato efficace. Per avvallare la sua politica sui prezzi, il Marchese Astegiano aveva assegnato il compito di celebrare il valore della castità e della purezza del corpo al Grande Vecchio. Di fronte ad un vasto pubblico, il vecchio prelato porta l'esempio della propria forza interiore, capace di farlo resistere alle continue tentazioni della Baravalle e di non farlo mai vacillare neanche di fronte ai rigogliosi doni di cui l'atleta era fornita. Di fianco al prelato sedeva la sua meravigliosa perpetua servitrice; un abito granata cingeva le sue morbide curve senza coprirle alla plebe accorsa in piazza. Dopo la predica del vecchietto e le lacrime sconsolate della Baravalle, la plebe inizia un tacito lancio di plurimi ortaggi lanceolati nel tentativo di colpire il Grande Vecchio; in difesa del Grande Vecchio prende parola il giovane Nicola che sottolinea l'integrità morale del vecchietto e la sua enorme propensione all'altruismo. La plebe, di fronte alle parole del saggio Nicola, in considerazione dell'altruismo del vecchietto, arresta il lancio di ortaggi ed inizia una proficua gratificazione della campionessa di Fossano. Al termine delle plurime manifestazioni di affetto, la Campionessa ringrazia Nicola che le offre una piantina in segno di affetto. La Baravalle, avendo preferito da Nicola ben altre forme di affetto, assesta al giovane nuotatore un proficuo colpo retronucale e lo invita a gestire meglio il suo rapporto con le signore.
In città, chiusi negozi e fabbriche, la perversione aveva preso il sopravvento sul buon costume; oggetto cardine della rivolta sociale in corso era diventato un’irriconoscibile Andrea, travestito da ballerina sudamericana, sottoposto al becero volere dei mendicanti locali. Travolto dalla passione del possente nuotatore leccese, sul suo tenace ventre si erano successivamente depositate mani di tutte le razze e tribù. Contadini e pastori formavano una lugubre e grossa schiera, ridotta a litigar l’elemosina per avvicinare il corpo del nuotatore piemontese. Il Cardinal Marcello, in questa circostanza, organizza i suoi soccorsi; forma tre coppie di preti che, seguiti da facchini carichi di cibi e vesti, girano per la città, per ristorare chi è più bisognevole. Ma l’interessamento caritatevole del cardinale, unito alla generosità dei privati e ai provvedimenti dell’autorità locale, si dimostra inadeguato rispetto alla vastità del male provato dal povero Andrea. "Un ronzio confuso di voci supplichevoli" spirava dalle strade della città e dalle malinconiche labbra del mistista innamorato. Se qualcuno tentava di aiutarlo, la scelta risultava ardua; all’ avvicinarsi di una mano pietosa, all’intorno era una gara d’infelici, intenti a perpetuare la proprie delizie ai danni del tenero bricconcello piemontese.
Poiché le strade diventano ogni giorno di più un ammasso di mendicanti assatanati di piacere, trascorso l’inverno e la primavera, il tribunale di provvisione decide "di radunare tutti gli accattoni, sani ed infermi, in un sol luogo: nel lazzaretto, sede della Gobba" dove potranno essere gratificati dalle cure affettuose delle mogli dei calciatori bianconeri. In pochi giorni gli infelici ospitati divengono tremila; ma i più, per la ripugnanza di star chiusi nel lazzaretto bianconero, restano fuori. Per cacciare dunque gli accattoni al lazzaretto, si deve ricorrere alla forza, e così, in pochi giorni, il numero dei ricoverati sale a circa diecimila. Ma tale iniziativa, sia pur lodevole nelle intenzioni, risulta insufficiente per l’inadeguato turn over femminile. La gente dorme per terra o su paglia putrida; il pane è alterato "con sostanze pesanti e non nutrienti"; manca persino l’acqua potabile; perciò la mortalità cresce a tal punto che si comincia a parlare di sifilide zebrata. Tale patologia sembra essere caratterizzata da una ineluttabile involuzione cognitiva che trasforma le persone in stolti, orribili, mostriciattoli gobbi, con una spiccata riduzione volumetrica delle dimensioni di tutte le appendici organiche di cui sono dotati. Per porre rimedio a questa grave e pericolosa situazione, si mandano via dal lazzaretto tutti i poveri non ammalati, mentre gli infermi vengono ricoverati nel quartier generale di Vinovo. Nel mentre, l’esercito mercenario del Marchese Astegiano era stato assoldato per porre rimedio alla sfrenata pulsione procreativa che aveva spinto la popolazione ad una rapida diffusione del virus della sifilide zebrata.
October 18, 2007 - 04:46 PM
XXIX EPISODIO
Un'aria tetra si respirava nelle strade della città; l'unico ancora avido di piacere era il possente Don Antonio da Lecce, entusiasta dopo aver provato il piacere dell'amore, così diverso dal gusto dolciastro della plastica delle sue bambole dipinte. Anche nel paesello della graziosa Francesca, l'atmosfera stava iniziando a riscaldarsi. Il generoso Grande Vecchio, per sfuggire al clima di terrore, aveva deciso di mettere a disposizione la propria dimora per coloro che non potevano fronteggiare l'eccessivo rialzo dei prezzi delle case chiuse. La sua perpetua servitrice, avvilita dalla costante inconsistenza passionale del vecchietto, aveva colto l'attimo per togliersi qualche bella soddisfazione. Il Grande Vecchio prende con fermezza la decisione di dimostrare alla Baravalle il suo dissenso nei confronti di quel gesto acquistando i resti delle centinaia di bambole consumate dal fuoriclasse leccese; la perpetua servitrice, felice per le attente cure che a lei riservavano i suoi compaesani, non si accorge nemmeno della plastica colorata di cui si era ricoperto il Grande Vecchio per farla ingelosire. Deluso e depresso per l'accaduto, il Grande Vecchio si rinchiude in una vecchia betola dove incontra un suo vecchio amico con cui inizia a discorrere della sua consolidata impotenza. Col passare dei giorni, la naufragante perversione aveva quasi raggiunto il paesello di Francesca. Nicola si era appositamente recato dal Grande Vecchio per avvertirlo: lo aveva trovato immerso in gonfiabili di tutte le misure, intento a ritrovare il l'ardore perduto. Dopo aver avvisato Francesca e recuperato dalla bramosia dei contadini la voluminosa delfinista di Fossano, Nicola ed il Grande Vecchio si rifugiano nel castello dell'innominabile architetto per sottraesi all'indecorosa rivolta in corso.
October 20, 2007 - 11:22 AM
XXX EPISODIO (prima parte)
Don Jemmy nel suo palazzotto era diventato la controfigura di sé stesso; depresso per aver perso la sinuosa Francesca, indiavolato per marcature irregolari convalidate nel corso del Derby di andata, indebolito dal perseverante ricorso ad alcolici, perforato dalla sferzante euforia procreativa del suo più grande alleato Mastro Marco Santavicca. Il signorotto scopre di aver contratto il virus della sifilide zebrata dopo il rapporto consumato ai danni del povero Nicola; chiede aiuto al perfido mostruoso Savino Metellone che coglie l’occasione per far rinchiudere il suo padrone nel putrido lazzaretto bianconero di Vinovo. Ma la storia infligge un duro colpo al Metellone; il piccolo Nicola, dopo le sevizie subite dal Jemmy, si insinua nelle vesti del Metellone e scompare fra le pieghe profuse dalla sua rocciosa parete addominale; così facendo veicola nel Metellone il terribile virus zebrato che lo fa regredire ad una forma primordiale del tutto paragonabile alle abituali sembianze del Grande Vecchio. Il suo povero cuore non riesce a sopportare l’idea di dover rifornire di sangue un’appendice di così tenere dimensioni e si spegne alle ore 17.05 del 4 maggio 1629, 320 prima della tragica scomparsa di quella che diventerà la squadra più forte di sempre, il Grande Torino.
Di sifilide zebrata si ammala anche il prestante Andrea, dopo le innumerevoli attenzioni rivolte da contadini e mendicanti alla sua tenace muscolatura glutea, frutto di intense sedute di nuoto pinnato. Lo spirito granata che alberga nel giovane sportivo torinese lo salva dalla terribile malattia; superata la convalescenza, si fa tatuare un torello rampante in corrispondenza dell’area cardiaca in segno di riconoscenza nei confronti della passione che l’ha salvato. Dopo aver celebrato il mito corre alla ricerca della sua seconda grande passione, la meravigliosa creatura che da molto tempo desidera sposare. Nessuno in tanta confusione si curerà di lui e dei suoi conti con la Giustizia. Solo Don Antonio da Lecce non può scordare le sensazioni provate nello stargli vicino.
October 20, 2007 - 11:47 AM
XXX EPISODIO (seconda parte)
Salutato il cugino Manu, Andrea riattraversa l'Adda e si affaccia al suo paese. Dovunque imperano i segni della morte, dell'abbandono, della sofferenza. Incontra Gurgo Salice con la maglia di Del Piero che dice cose senza senso: la malattia lo aveva reso demente e fatto somigliare stranamente al capitano bianconero. Da una cantonata vede avanzare una cosa nera; è il Grande Vecchio che reca in mano un breviario con le preghiere per scongiurare il Grande Male: la visione di Andrea lo fa inciampare sul corpo disteso per terra di una celebre attrice italiana. Immerso nelle sinuose curve della generosa attrice ciociara, il Grande Vecchio inorridisce e perde importanti volumi di urine. Fugge via da quel corpo non curante di aver perso il suo fidato breviario. Andrea riconosce immediatamente il voluttuoso armonico e rigoglioso ventre della candida Sabrina Ferilli, ma non può soccorrerla perché ancora dolorante a seguito delle note vicissitudini patite dal suo fondoschiena. Andrea non riesce a trovare Francesca; durante le sue ricerche intravede il giovane Max, ingegnere azzecca-garbugli; la travolgente sifilide zebrata lo aveva pervaso senza modificare minimamente le sue sembianze. Continuava a proferire assurdità sul conto di stravaganti pupazzi vestiti con maglie strisciate; inventava di sana pianta strane regole sul fuori gioco e difendeva con inconscio vigore i ladri rinchiusi nella prigione locale per aver ripetutamente truccato le manifestazioni sportive. Andrea passa anche accanto alla sua dimora: ormai ridotta a una marmaglia di piante, di vilupponi arrampicati, di rovi, di un guazzabuglio di steli. Pare anch'essa investita e disgregata dalla malattia zebrata. La riconosce per la presenza di uno stendardo granata che sventolava con orgoglio nonostante le disgrazie subite ed il dilagare della malattia gobba. A sera trova rifugio in casa di un amico. L'indomani decide di andare in cerca del meraviglioso cuoricino perduto della sua amata creatura che lo spinge ad aprire gli occhi ogni mattina, a nutrirsi durante il giorno e ad evacuare quando occorre.
October 21, 2007 - 10:43 AM
XXXI EPISODIO
L’intensa attività procreativa di quei giorni aveva determinato il rapido diffondersi della temibilissima disgrazia zebrata. Mostruosi personaggi si aggiravano fra le strade di paesi e città. La malattia si localizzava inizialmente a carico della colonna vertebrale, per poi distribuirsi a macchia d’olio nel parenchima encefalico e nelle tenere appendici degli affetti; i malati perdevano il controllo della ragione ed iniziavano a provare affetto nei confronti di ladruncoli strisciati, avvezzi a calciare casualmente sfere di cuoio per ottenere facili guadagni a spese di onesti professionisti granata. La malattia accompagnava molti gobbi verso il riposo eterno, ma risparmiava chi era in grado di ritornare sulla retta via riabbracciando i valori dell’amore, della passione, della grinta e della superiorità granata. Anche il povero Don Antonio da Lecce fu costretto a fare i conti con la malattia. Il possente dorsista, non avendo più a disposizione persone sane per dare sfogo al proprio entusiasmo ed avendo venduto al Grande Vecchio le bambole gonfiabili di cui andava fiero, fu costretto a compiere un reato: si era recato di notte presso la questura di Milano che aveva da poco sequestrato un grosso carico di maialini in gomma e pecore di pezza in scala 1:1 provenienti dalla Cina; i prodotti erano altamente tossici, ma per far fronte all’impellente desiderio fisico Antonio decise di rubare ugualmente maiali e pecore con l'obiettivo di impegarli come presidi alternativi alle sue vecchie dilaniate bambole.
October 23, 2007 - 07:53 PM
XXXII EPISODIO
Il Cardinal Marcello, per scongiurare la malattia, ordina una processione espiatoria verso il Mitico stadio Filadelfia. La purezza dei campioni del Grande Torino e la gloriosa sinfonia celestiale dell’Inno alla Gioia Granata regaleranno pace e sollievo alle menti stolte del popolo infetto. Nei luoghi putridi e paludosi della città si parla di untori, cioè di buzzurri sbarbatelli bianconeri incaricati di spargere la sifilide zebrata ungendo le porte e i muri delle case. Il Grande Untore era uno strano personaggio dalle spalle larghe, lo sguardo fiero, il fisico possente ed i muscoli guizzanti. La plebe lo credeva morto da molto tempo, ucciso dall’incontenibile pulsione erotica dell’irrefrenabile Monaca Barbara di Monza, ma la loro era stata solamente una messa in scena per continuare ad amarsi in libertà. La loro unione, sancita dalla nascita di Enrichetto, un piccolo diabolico pulcino dalle spalle larghe, i muscoli guizzanti, i capelli biondi ed il sorriso coinvolgente, era stata scoperta dal sempre attento Nicola. Durante una notte di plenilunio, il piccolo nuotatore crocerossino si era recato in missione a Monza per trafugare delle nuove erbe provenienti dal convento della monaca; in quell’occasione aveva visto il forte ranista piemontese ululare dalla finestra al termine di un incontro con la giovane monaca. Nessuno aveva notato Nicola ad eccezione del giardiniere del convento che lo aveva trovato intento a rovistare nel suo tagliaerba per selezionare il taglio di erbe migliori; malmenato dal rude giardiniere, il povero Nicola era scappato dal convento senza destare ulteriori attenzioni. Il Grande Untore veniva chiamato così per l’accecante lucentezza oliata con cui brillavano i suoi muscoli; scoppiata la sifilide, si era riversato in piazza per diffondere il terribile virus zebrato non curante di aver lasciato la sua amata Barbara rinchiusa in convento. Avvinghiato al bicipite paterno, lungo la via che portava al mitico Filadelfia, Enrichetto aveva notato il volto schietto del giovane Nicola; non ancora in grado di proferir parola, per difendere il padre da un’eventuale diffamazione ad opera del crocerossino, scende dal poderoso braccio paterno, ne raggiunge il tenace bacino, percorre la florida gamba, attraversa gattonando la strada dove inciampa sul corpo rigoglioso della Ferilli e raggiunge il tenero Nicola. Dopo averlo fermato strillando, lo colpisce con ripetuti pugnetti sulla nuca e lo stordisce per qualche minuto. Nel mentre Enrichetto era ritornato sul deltoide paterno, scivolando su una schiena unta, bella e maestosa.
October 25, 2007 - 11:59 AM
XXXIII EPISODIO
Il palazzotto del perfido Don Jemmy era privo del suo bizzarro padrone, confinato in quel di Vinovo e del perfido Metellone, abbattuto dalla malattia zebrata. Al suo interno gli animi sopiti della servitù si erano definitivamente risvegliati: ovunque dilagava l’ottimismo e le delicate fanciulline del Jemmy avevano finalmente smesso di negarsi alle incessanti richieste della bramosa schiavitù locale. La propulsione emotiva dei giovani schiavi di Jemmy veniva finalmente gratificata dall’Harem del Signorotto zebrato. Centinaia di simpatici ragazzi si alternavano nelle camere del Jemmy dove, ad attenderli, si trovavano le 6 splendide concubine del Jemmy. L’astuto Nicola, allettato dal florido ambiente, si era recato nel palazzotto del Jemmy per trovare sollievo dopo le percosse subite da Enrichetto. Come dono per le concubine del Jemmy recava in mano la piantina che era stata precedentemente rifiutata dalla Bearavalle. Arrivato il suo momento, Nicola si presenta alla ragazza capitatagli in sorte e le offre la piantina; le meravigliose curve della signorina di fronte a quel dono, si srotolano intorno al timido crocerossino che impaurito si sottrae a tali ardite movenze. La giovane, irretita dal gran rifiuto di Nicola, convoca il perfido Mastro Marco Santavicca e lo fa adeguatamente punire per l’affronto subito.
Per non pensare all’intensa attività in corso nel suo palazzotto, il Jemmy leggeva il breviario del Grande Vecchio dove si trovavano alcuni saggi consigli per mantenere la purezza dell’animo e provocare la decadenza della libido. Gli ottimi risultati conseguiti in tal senso dal Grande Vecchio evidenziano la bontà dei consigli del breviario.
Andrea, dopo aver superato la malattia e i disturbi genito-uro-colo-rettali susseguenti alle scorribande avvenute ad opera di mendicanti e malandrini capitanati dal possente Don Antonio, aveva deciso di rimettersi alla ricerca della sua meravigliosa principessa perduta. Ovunque imperava la desolazione. Solo nell’elegante castello dell’innominabile architetto si continuava a respirare un’aria serena. Francesca, amava trascorrere intere giornata a curare il suo corpo; indossava abiti succinti e con malizia tentava di incuriosire il padrone di casa. Lui si mostrava freddo, ma durante i bagni della campionessa di Torino, mentre lei sfogliava la rivista “Sorrisi granata e canzoni sul Toro”, l’innominabile architetto curvava il suo lungo corpo per osservala dal buco della serratura; la ragione dell’architetto lo teneva lontano dalla giovane piemontese, ma nessuno avrebbe potuto resistere alla tentazione di osservarla durante la lettura delle sue amate riviste.
October 26, 2007 - 03:05 PM
XXXIV EPISODIO
Andrea raggiunge Milano, terra colpita dalla sciagurata disgrazia zebrata. Gli untori avevano sparso ovunque la malattia; immagini indescrivibili affliggevano l’animo del giovane campione piemontese. Il suo cuore era rapito dall’orrore, la mente sconvolta dal terrore. Il giovane si ferma in una fossa biologica e contempla la disgrazia che si era abbattuta su di loro: “Ero in presenza della morte, in presenza della natura, di una natura che imparavo a conoscere in modo terribile. Dal momento che arrivo ad essere un uomo che ha conosciuto la malattia, non è l’idea di ammalarmi o di morire zebrato che mi tormenta: ero un uomo che non voleva altro per sé se non i rapporti con l’assoluto, l’assoluto che era rappresentato da Francesca. Nella mia mente non c’è traccia d’odio per gli untori, né per nessuno; c’è la presa di coscienza della condizione umana, della fraternità degli uomini nella sofferenza, dell’estrema precarietà della loro condizione. C’è volontà d’espressione, necessità d’espressione, quell’esaltazione quasi selvaggia dello slancio vitale, dell’appetito di vivere, che è moltiplicato dalla prossimità e dalla quotidiana frequentazione della morte. Viviamo nella contraddizione. Posso essere un rivoltoso, ma non amo lo squallore che ne consegue. Sono anzi un uomo della pace, ma soprattutto un grande tifoso del Toro. Ogni notte sogno l’immagine di Rosina che alza la coppa intercontinentale vinta ai danni dei disgraziati gobbi malefici. Sapevo che mettermi contro tutto e contro tutti poteva essere pericoloso, ma una volta ero convinto che la rivoluzione s’imponesse per eliminare l’autoerotismo. Erano bubbole, ma gli uomini a volte si illudono e si mettono dietro alle bubbole anziché liberare il loro naturale spirito procreativo”. La fossa biologica progressivamente si riempiva dei rifiuti trasportati dalle fogne locali ed accoglieva i corpi zebrati gettati dai monatti. Enrichetto, che giocava con il papà vicino alla fossa biologica, intravede il giovane torinese nuotare nei liquidi biologici ed esorta il padre ad ungerlo a dovere. Di fronte a quella sconfinata massa di muscoli il giovane torinese esce suo malgrado dalla fossa e fugge lontano dall’unto ranista. Fra di loro si frappone casualmente Nicola che aveva portato a spasso il cane. Il forte ranista, turbato, unge il povero Nicola dalla testa ai piedi facendolo luccicare come un pollo allo spiedo: di fronte a quell’immagine succulenta il cane si avventa su Nicola tentando di divorarlo; non gratificato dalle ossa di Nicola, il cane azzanna i muscoli guizzanti del povero Enrichetto e in un istante lo divora voracemente. Di fronte allo scempio a cui aveva assistito, il forte ranista si getta nella fossa biologica per migliorare la tecnica della sua rana, possente ma non ancora tecnicamente perfetta.
Lontano dall’accaduto, Andrea salta su un carro di monatti dove apprende che la sua amata creatura si trovava nel lazzaretto di Vinovo.
October 29, 2007 - 06:23 PM
XXXV EPISODIO (prima parte)
L'aria si fa sempre più afosa, il cielo si copre di una coltre di umidità greve, quando Andrea entra nel lazzaretto bianconero: un insieme di capanne e di fabbricati posticci, alzati per la circostanza, accanto ad altri in muratura a circondare un campo di sciagura. L'impressione è quella del covile segnato da un vasto brulichio prodotto da sani e malati, da serventi e da folli, impazziti per la sifilide zebrata, da gente variamente indaffarata. Su tutto domina l'organizzazione imposta dal meticoloso Fra Livio; il Suo è un ordine esemplare sempre tenendo conto che bisogna amministrare, confortare, curare o avviare al cimitero ben sedicimila zebrati. La visione generale è quella che insorge da un luogo che è un condensato, un contenitore di grandi sofferenze su cui incombe l'aria ed il cielo nebbioso. Il primo gruppo di malati, collocati a parte, dentro un recinto, è quello dei bambini nati gobbi, allevati da nutrici malsane e da capre in calore: alcuni sono neonati ed hanno bisogno di costante cura ed attenzione. Molte donne guarite dalla sifilide provvedono alla cura dei bambini; ma sono soprattutto le capre, quasi consapevoli della grande sofferenza che affligge chiunque incarni lo spirito bianconero, ad offrire mansuete il proprio latte ai bambini, nonostante il loro periodo altamente fertile. A gratificare le pulsioni procreative delle capre si erano offerti due baldanzosi nuotatori: il magnanimo Don Antonio da Lecce, divoratore abituale di pupazzi e gonfiabili, ed il perfido Mastro Marco Santavicca, abile ammaestratore di porcelline golose. È uno spicchio di umanità che intende sopravvivere e resistere nonostante tutto sembri avviare a morte o a disperazione. E proprio in un atteggiamento di Antonio che si cura delle sue caprette, Andrea intravede lo spirito sano e virtuoso dell'amico di un tempo, misconosciuto dopo le violenze subite ai suoi danni pochi mesi prima.
October 29, 2007 - 07:01 PM
XXXV EPISODIO (seconda parte)
Fra Livio, dopo essere stato per anni a Superga, dopo vigorose pressioni esercitate sui superiori ha ottenuto di essere richiamato a Milano e di essere adibito al servizio dei gobbi malefici per farli rinsavire. Livio incontra Andrea che gli fa un succinto riassunto delle sue disavventure e gli dice di essere nel lazzaretto in cerca di Francesca.
Durante la loro discussione intravedono il magnanimo Don Antonio da Lecce intento ad allietare una Leprotta che si era introfulata fra le sue capre. L'aveva intravista mentre mangiava dell'erba; pensando che la leprotta potesse essere in astinenza da molto tempo, Antonio l'aveva inseguita per tutto il lazzaretto fino a raggiungerla per donarle il piacere definitivo.
Andrea chiede a Fra Livio notizie sul conto della sua amata creatura. Potrebbe essere nel recinto assegnato alle donne, dove è proibito entrare. Ma Francesca sarà ancora viva? Una donna animata dal simbolo del cuore. La grinta è la sua forza e granata è il suo colore; anche in situazioni precarie uno spirito granata sa come risollevarsi per raggiungere il trionfo.
Se non dovesse essere viva, Andrea si dice pronto a fare vendetta sul Jemmy che è all'origine di tutte le disavventure sue e di Francesca. E a questo punto Livio lo redarguisce e alla legge di vendetta contrappone la legge granata del perdono e della carità. Lui, che ha fatto l'esperienza di uccidere giustamente un malacico gobbo, sa quanto arida sia la strada della vendetta e quanto allontani dalla rettitudine granata la ricerca di una giustizia che impone morte per morte. La vera giustizia consiste nel continuare ad amare Francesca che compensa il suo desiderio di vendetta nei confronti di un subdolo inutile gobbo. Andrea convinto si dice disposto al perdono del suo avversario. E il frate lo conduce in una capanna dove gli mostra il Jemmy moribondo: il corpo del perfido velocista presentava i segni della malattia; la gobba e la micropenia accompagnavano il marcato decadimento cognitivo e l'habitus dismorfo del Jemmy. E Livio non sa decidere se in quelle condizioni il signorotto sia per un castigo o per un atto di misericordia. Livio richiama allora Antonio e gli chiede di allietare il povero Jemmy; il possente dorsista scaraventa per terra la sua leprotta e regala al Jemmy un'ottima performance che gratifica il gobbo moribondo.
November 21, 2007 - 05:18 PM
XXXVI EPISODIO
Dopo affannosa ricerca, Andrea intravede sbucare da un piccolo anfratto scavato nella roccia i piedini tremanti della sua amata principessina. Un panno bianco con impresse le effigi di Valentino Mazzola ricopriva le forme sinuose di Francesca; temendo il peggio, Andrea si precipita sulla giovane ed allontana la preziosa reliquia. Sul volto del maschio latino compare un sorriso convinto una volta scoperto cosa si celava sotto il drappo: la sua amata era avvolta intorno ad un voluminoso torello rampante ed il suo corpo vestiva abiti di chiaro stampo granata. Di fianco alla campionessa si trovavano decine di riviste con cui la giovane amava deliziare le sue giornate: "Il Corriere del Torino", "Il Giornale Granata", "Panorama Filadelfia", "Un Messaggero di nome Valentino", "Famiglia Granata", "Il Vangelo secondo Papa Urbano". Andrea solleva la sua amata e la svincola dalla morsa che la teneva legata al torello rampante di pezza. Francesca stranamente allontana Andrea e si mostra contrariata; il voto che aveva fatto le impediva di concedersi a uomini impuri come Andrea. Il giovane chiede allora consiglio a Fra Livio sulla strategia da seguire per arginare l'ostacolo del voto fatto da Francesca; Livio sorride e confida ad Andrea che per sciogliere il voto di Francesca la campionessa deve concedersi ad un prelato per almeno 3 mesi per 3 volte al giorno per almeno 33 minuti. Il sorriso di Livio fa sorgere un dubbio in Andrea... Livio intuisce di essersi tradito ed è costretto ad ammettere che il voto di Francesca era già stato sciolto da diverso tempo. Furioso Andrea tenta di colpire Livio, ma improvvisamente intravede muoversi il torello rampante a cui era avvinghiata Francesca...
November 22, 2007 - 05:39 PM
XXXVII EPISODIO
… Fuggito dal lazzaretto, il torello rampante viene sorpreso da un violento temporale. Le pietre ed il fogliame ricoprivano il lungo viale attraversato dal misterioso prelato incappucciato; misteriose creature popolavano le strade ed incerti vagabondi si alternavano al cospetto del divulgatore di piacere venuto da Lecce. Andrea, dopo aver liberato Livio ed essersi scusato per aver sospettato di lui, si precipita all’inseguimento del torello di pezza. Lungo il percorso ripensa ai prelati che potrebbero aver contribuito allo scioglimento del voto di Francesca; escluso Fra Livio ed il Cardinal Marcello, l’immagine di un uomo prende il sopravvento nella mente del giovane. La corsa spavalda sotto il temporale di Andrea consente al giovane di raggiungere Antonio da Lecce; il pugliese, sotto il peso schiacciante dei voraci vagabondi, indica ad Andrea la direzione seguita dal torello rampante. Andrea, vede da lontano una pupazzo inzuppato d’acqua che stanco ed indebolito cade privo di coscienza per terra. Con fermezza il giovane raggiunge il pupazzo ed inizia a svestirlo. Una tunica nera ed un colletto bianco ricoprivano il corpo del birbante travestito da torello; colui che aveva da sempre celebrato il dono dell’impotenza si stava per dimostrare un perfido calcolatore. Andrea, di fronte alla vista dell’anziano corruttore sviene e cade in una fossa dove si trovava disteso, freddo, rigido ed immobile il corpo della Baravalle. La carestia aveva ristretto le forme della campionessa di Fossano ed un piccolo ma significativo pendaglio color carne si intravedeva a livello delle pieghe inguinali della nuotatrice. Il corpo spoglio della giovane assomigliava a quello di un giovane maschietto glabro; i tratti della presunta fanciulla apparivano deformati: il mento prominente, la mandibola importante, le spalle larghe e la muscolatura androgenica rafforzavano l’idea che sotto l’immagine di una femmina fatale si nascondesse in realtà un bel maschietto ariano. I continui rifiuti del Grande Vecchio erano motivati dal fatto che il prelato fosse l’unico a conoscenza della verità, mentre tutti gli altri, inebetiti dalle mammelle bovine, avevano assaporato le carni di un maschio di origine controllata. Al suo risveglio Andrea si dirige verso la casa del Grande Vecchio. Stordito dagli eventi, si rifugia in un’osteria dove incontra Nicola che gli offre ottime sostanze per ritrovare la giusta carica. Uscito dall’osteria più alto, più grosso, più bello e più forte grazie alle erbe di Nicola, Andrea raggiunge il nascondiglio del Grande Vecchio.
December 26, 2007 - 05:10 PM
XXXVIII EPISODIO (PARTE 1 DI 3)
Il Grande Vecchio, ingenuamente dipinto dal popolo come codardo ed impotente, grazie al suo cuore magnanimo ed al mai represso istinto procreativo, aveva scongiurato il voto di Francesca concedendosi alle grazie della campionessa 3 volte al giorno per 33 minuti per 3 mesi, come richiesto dalle regole vigenti all’epoca del racconto. Nonostante il ricco contributo alla causa, il Grande Vecchio non ricevette gli adeguati ringraziamenti da parte di Andrea, che dal canto suo avrebbe preferito spezzare personalmente il voto della sua fidanzata. Per risolvere la rovente questione, Andrea ed il Grande Vecchio si recano nella fastosa Cascina Mastrizzi, dove vivevano il Conte Riccardo e la Perpetua Alessandra. Nel fienile del Conte, fra il bue e l’asinello, si trovava la poltrona della Sacerdotessa Diana, donna di cultura e di fascino innato, ranista di classe e psicologa di fama. Di fianco a Diana, in un cantuccio nascosto dal fieno, svettava il Trono di Max, l’ingegnere Azzecca-Garbugli. Fra la Sacerdotessa e l’Ingegnere un piccolo piedistallo zebrato sorreggeva la spalla destra e l’avambraccio sinistro del Grande Untore; la malattia aveva portato via la sua anima, ma non il suo corpo. In ogni angolo della città si trovavano i suoi resti, belli, guizzanti ed armonici, imbalsamati, oliati e innalzati su piedistalli zebrati forniti alla cittadinanza dal magnanimo Marchese Astegiano.
Accolti con gioia da Riccardo ed Alessandra, il Grande Vecchio ed Andrea vengono portati nel fienile, dove la Sacerdotessa e l’ingegnere avrebbero emesso il giudizio definitivo su quanto accaduto. Nel fienile si respirava un’aria tetra; il fieno inumidito dalle urine del bue e dell’asinello, i resti umani del Grande Untore, il concime dei campi e l’intensa aroma sprigionata dalle squame purulenti del Grande Vecchio avevano creato un’atmosfera molto tesa. Nonostante il clima poco ospitale, la giuria raccolta nel fienile della Cascina Mastrizzi era di prim’ordine. Fra Livio sedeva in prima fila con Donna Stefania, di fianco al Cardinal Marcello ed a Barbara, giunta da Monza per l’occasione. Il Marchese Astegiano svettava in ultima fila e dialogava dall’alto con l’Innominabile architetto sui Grandi Temi del Forum. Don Jemmy, ripresosi dalla malattia funesta dopo le amorevoli cure del fustigatore venuto da Lecce sedeva in seconda fila e stringeva nella sua manina le tenere sfere dell’amore del suo amico Mastro Marco Santavicca. Goran li guardava schifati mentre sorseggiava della Vodka ghiacciata. Nicola, entusiasta per l’aroma delle erbe della cascina, si era nascosto sotto il piedistallo zebrato per godere appieno dei profumi del luogo. Il Possente Don Antonio da Lecce, inesauribile birbaccione, si divertiva rallegrando col suo banderuolo nerazzurro le voglie represse del Bue e dell’Asinello.
December 26, 2007 - 05:12 PM
XXXVIII (PARTE 2 DI 3)
I due contendenti iniziano a narrare le loro peripezie partendo dalle minacce ricevute dal Possente Savino Metello fino alla scoperta della reale Natura della Baravalle. Nessun commento aveva arrestato il loro fiume di parole. Nessun giurato aveva osato proferir parola. Solo Don Antonio da Lecce continuava imperterrito a trombare con le bestie del fienile; aveva scovato in un angolo una gallina in calore e con grande affetto aveva realizzato il suo sogno d’amore. Dopo molte ore di audizione viene chiamata a testimoniare Francesca, la quale inizialmente restia, decide di deporre al sua verità. La giovane delfinista dichiara a tutta la platea di non aver mai provato sensazioni più piacevoli di quelle percepite dal contatto col sapiente Grande Vecchio; il sapiente utilizzo della tenera appendice di microscopiche dimensioni del prelato può gratificare più di un qualsivoglia banderuolo nerazzurro. Dalla platea i volti sorridenti della donne sembrano confermare quanto asserito da Francesca; sembra che tutte abbiano assaporato il piacere sottile della tenera sapienza del Grande Vecchio. Anche Alessandra, che ascoltava la storia da un cantuccio, sorride e divora con gli occhi il corpo del Grande Vecchio. Diana, dopo aver colpito con un secco gancio sinistro, il gobbo che le sedeva senza ragione di fianco, di comune accordo con la platea femminile emette il suo giudizio definitivo. Tutte le persone di sesso femminile riunite nel fienile vivranno nella Cascina Matsrizzi in un unico grande camerone al cui centro si troverà il letto del Grande Vecchio a cui si potrà accedere per non più di 3 volte al giorno a testa per non più di 25 minuti consecutivi. I maschi invece dovranno badare al sostentamento delle loro donne procacciando il cibo con la caccia e con l’agricoltura fino a quando le loro rispettive consorti non avranno messo al mondo almeno 3 figli nati dall’amore con il Grande Vecchio.
La sentenza parve equa a tutti tranne a Don Antonio da Lecce che non l’aveva sentita perché affaccendato in altro modo.
December 26, 2007 - 05:17 PM
XXXVIII (PARTE 3 DI 3)
Ma quando le cose sembravano essersi risolte definitivamente senza scontentare nessuno, ecco apparire nel fienile la Contessa Simona, primo amore del Grande Vecchio. Senza troppi rancori la Contessa si riappropria del suo uomo e lo riporta nella dimora di un tempo, prima che le mammelle della Baravalle intasassero la mente del Grande Vecchio. Ciascun atleta dovette raccogliere la propria consorte delusa per la grande occasione persa e le famiglie si andarono a ricomporre come tutti noi sappiamo.
Diana e Max rimasero ad emettere giudizi nel fienile fra i gaudenti bue ed asinello, Donna Stefania e Fra Livio andarono a vivere nel Mitico Stadio Filadelfia, Barbara si sposò con Goran, il Marchese Astegiano e l’Innominabile architetto, con l’assenso del Cardinal Marcello aprirono un locale di scambisti transessuali per poter riassaporare l'ardore virile della Baravalle; Nicola e Don Antonio rimasero nella Cascina Mastrizzi, il primo per l’impareggiabile qualità delle erbe, il secondo per l’inesauribile calore delle bestie sempre recettive. Mastro Marco Santavicca ebbe un figlio da Don Jemmy che nacque ubriaco con le catene al collo e venne fatto annegare dopo tre ore dal parto nel liquido amniotico di una delle mucche ingravidate da Don Antonio.
Il Grande Vecchio tornò a far felice una sola donna, la sua donna, colei che ha donato tutta sé stessa per poter vivere al fianco di un uomo meraviglioso anche se con un’appendice irrisoria.
Francesca ed Andrea finalmente si sposarono ed ebbero dopo 6 mesi dal loro matrimonio una coppia di bellissimi gemellini che resero però felice solo Francy; dopo il parto Andrea si suicidò ed il suo posto venne preso da Alvaro Recoba, di cui Francesca conosceva bene i figli. L’accoppiata fu perfetta: il Toro vinse il Campionato, la Juve retrocesse, Alvaro vinse la Classifica Marcatori e Francesca ebbe altri 3 figli nati dall’amore clandestino che continuava a coltivare con il Grande Vecchio mentre Alvaro giocava a pallone.
E vissero tutti felici e contenti, in particolar modo le bestie di Don Antonio da Lecce.